Perché la carne bianca va cotta bene

Perchè la carne bianca va cotta bene

La carne bianca è povera di grassi saturi e ha un alto contenuto di proteine ​​di buona qualità oltre a essere ricca di vitamina B12. Ciò dimostra perché le carni bianche siano diventate indispensabili nella nostra alimentazione. Ma è esente dai rischi che vengono attribuiti alla carne rossa? E se sì, quanta ne dovremmo mangiare e come prepararla per sfruttarne al meglio i benefici?

Carne bianca, un alleato della sana alimentazione

Alla prima domanda gli esperti rispondono che gli effetti negativi che sono stati attribuiti alle carni rosse non sono stati riscontrati nelle carni bianche. Infatti è considerata un buon alleato per una sana alimentazione.

Per chi desidera sostituire la fonte proteica data dalla carne rossa, la carne bianca è un’ottima opzione. Non solo per le sue proteine ​​facilmente digeribili, ma anche per i suoi lipidi insaturi, i minerali che contiene (ferro, zinco, rame) e le vitamine del gruppo B che apporta. Ecco perché è associata a un minor rischio di obesità, malattie cardiovascolari e diabete di tipo 2.

Quali sono le carni bianche?

Le carni bianche sono, ad esempio, pollo, tacchino e coniglio. Queste sono le più consumate. La principale caratteristica nutrizionale della carne bianca è il suo basso contenuto di grassi, poiché contiene meno del 10% di grassi per 100 grammi di carne. Inoltre, sono un’ottima fonte di proteine, essenziali per l’apporto di aminoacidi che aiutano lo sviluppo dei tessuti corporei. 

Pertanto, il consumo di carne bianca è altamente raccomandato e non è da considerarsi un alimento da eliminare nei periodi di diete dimagranti. Oltre alle proteine, forniscono vitamine del complesso B (responsabili della protezione del sistema nervoso), minerali come ferro, fosforo o zinco e, soprattutto, pochi grassi. 

In merito a quest’ultimo punto, ovvero la bassa quantità di grasso, si consiglia di non mangiare la pelle, che è dove si concentra la maggior parte del grasso. La carne bianca si consiglia di assumerla circa due o tre volte a settimana se si è in buona salute. E se parliamo di come consumarla, spazio alla creatività: alla griglia, arrosto al forno, in umido con le verdure o in umido tradizionale”.

Perché alcune carni possono essere mangiate al sangue e altre no?

Per rispondere a questa domanda, il CSPI (Center for Science in the Public Interest), un’organizzazione no-profit nordamericana dedicata a cercare di migliorare la salute pubblica lavorando su problemi di nutrizione e sicurezza alimentare, ha prodotto qualche anno fa un rapporto dal titolo Risky Meat (tradotto letteralmente Carne a rischio).

In questo rapporto si evidenziano gli eventuali rischi del consumo di prodotti a base di carne, soprattutto se non cotta, classificandoli in una sorta di piramide. Tale Piramide stabilisce 4 gruppi in base alla loro pericolosità e, durante tutto lo studio, vengono fornite anche raccomandazioni su come consumarle in modo corretto evitando rischi per la salute.

Pollo crudo, tra le carni crude più pericolose

Il pollo è in cima alla piramide ed è considerato ad altissimo rischio perché è una carne che causa la maggior parte delle infezioni di origine alimentare. Infatti, nel caso del pollo, la maggior parte degli avvelenamenti sono causati dai patogeni Salmonella e Clostridium perfrigens, ma possono anche essere causati dal Campylobacter. 

Il pollo è, quindi, una delle carni che, in nessun caso, dovremmo consumare poco cotte. Nel caso del tacchino i rischi sono praticamente gli stessi della carne di pollo ed è anche una carne che deve essere cotta completamente prima di essere consumata.

Vitello, meno pericoloso

Nel caso del vitello, secondo lo studio, bistecche, braciole e simili che vengono cotti per brevi periodi ad alte temperature perdono gran parte della popolazione batterica presente in superficie con quel tipo di cottura, quindi rischio di avvelenamento è notevolmente ridotto rispetto al pollo. 

Le carni cotte alla griglia e gli stufati con cotture prolungate, invece, riducono notevolmente il rischio.

 

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